Correzione del suono e trattamento acustico nella sala di mastering

La sala di mastering è un caso limite della control room. In questo tipo di sale, che siano dedicate al solo mastering oppure utilizzate sia come mix che come mastering, occorre fare le ultime scelte in merito al programma musicale che si sta valutando per verificare e definire la colorazione finale, le dinamiche generali, la fase, l’immagine stereofonica, il dithering, l’editing tra i brani, il livello medio e quello massimo di uscita, il tutto per poter preparare la copia definitiva pronta per la stampa o per la distribuzione digitale.

Queste scelte, vista l’importanza e la delicatezza di questo ultimo passaggio, devono essere fatte con la massima cautela e attenzione perchè un errore può costare caro.

Le sale di mastering dedicate sono molto differenti rispetto ad una control room. Il concetto che sta alla base della loro realizzazione per quello che riguarda il sistema, il posizionamento delle sorgenti, il punto d’ascolto e il trattamento acustico, sono più vicini al mondo del HIFI piuttosto che a quello delle regie degli studi di registrazione o mix.

Il motivo di questa vicinanza è che il tecnico di mastering è l’ultimo anello che lega l’artista/produttore all’ascoltatore e, quindi, la sala si dovrà comportare in maniera controllata ma come se fosse la sala d’ascolto dell’ascoltatore finale.

 Il trattamento acustico di una sala da mastering dedicata si dirigerà quindi verso il controllo delle basse frequenze risonanti e delle riflessioni ma cercando di non asciugare mai troppo il suono in alta frequenza preferendo quindi alternare assorbitori con diffusori o elementi diffrattori.

Chi vuole approfondire la realizzazione di una sala per mastering dedicata potrà quindi seguire entrambe le nostre indicazioni, sia per control room che per HIFI con un posizionamento non più a ridosso della parete frontale ma indietreggiato in modo da permettere un palcoscenico sonoro maggiore e più ampio. Il punto d’ascolto, in questo caso, potrà quindi realmente essere posizionato sulla sezione aurea, cosa in realtà difficile e rara per una sala HIFI poiché, a meno che non sia totalmente dedicata, si tende a preferire un compromesso con il passaggio e l’arredo interno.

E’ assolutamente possibile realizzare un buon mastering anche in una sala da mix. Oggi esistono molti software e plugins che possono competere con le catene audio analogiche poiché nella maggior parte dei casi non è la macchina che fa la differenza, ma l’orecchio di chi la usa.

Nel mio concetto di mastering l’importante è non farsi prendere la mano nel far passare necessariamente il nostro brano nelle macchine analogiche “perchè le abbiamo comprate e suonano bene”: a meno che la colorazione del nostro outbard non arricchisca in modo significativo il master, è sempre meglio evitare, dopo il missaggio, ulteriori passaggi DA/AD dentro e fuori dalla DAW perchè ogni passaggio comporta una rielaborazione e una piccolissima degradazione del segnale (minimizzata con i super convertitori e i super cavi degli studi di mastering professionali) oltre allo spostamento di fase e di bilanciamento tra destra e sinistra che due canali analogici non calibrati e le loro catene di collegamento portano con sè.

Meglio allora restare nel dominio digitale e dare il massimo con i migliori plugins che abbiamo (una delle mie catene preferite, per esempio: Waves SSL G master buss compressor, Brainworx bx_hybrid, Sonnox Inflator, Sonnox Limiter).

Arriviamo quindi alla questione del trattamento acustico degli studi di mastering non dedicati (ibridi mix e mastering). Abbiamo visto che una sala dedicata ha un’impostazione differente rispetto ad una sala di mix. Quello che dovremmo fare è avere la possibilità di “cambiare” l’acustica della nostra control room nel momento della fase di mastering.

La svolta in questo senso sono i nostri MagnetFusors® applicabili alle bass traps serie LowMaster.

L’idea che ne sta alla base è nata proprio in fasi come queste nelle quali avevo l’esigenza di cambiare studio senza muovermi di un metro.

Applicando i MagnetFusors® sulle riflessioni primarie laterali otteniamo infatti l’apertura del palcoscenico sonoro così come è auspicabile in una sala HIFI. La stessa cosa succede sul backwall e sul cloud della sala.

Questa opportunità ci offre anche un nuovo punto di “vista” sugli effetti posizionati in fase di mix e infatti è un ottimo trick quello di utilizzarli ogni tanto sulle riflessioni primarie anche durante il missaggio per avere quella sensazione che si prova cambiando sala per ascoltare il mix con una nuova prospettiva.

Contattateci se avete dubbi o domande oppure compilate il modulo per la consulenza acustica gratuita per richiedere un progetto acustico personalizzato: saremo ben lieti di aiutarvi a compiere un passo fondamentale per la migliorare la qualità del vostro studio e delle vostre passioni!

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